Avevo
in serbo di leggere “Americanah” già da
un bel po’ ma non mi decidevo a farlo perché le 500 pagine mi spaventavano, invece mi sbagliavo, perché fin dalle prime righe la scrittura scorrevole e
coinvolgente dell’autrice mi ha catturato in un vortice e Ifemelu è diventata
la mia “amica” più vicina fin quando non l’ho terminato.
“Americanah”
sembra a prima vista una semplice storia d’amore, ma mentre lo leggi
avverti che è in realtà qualcosa di più.
All’inizio
troviamo Ifemelu, una ragazza nigeriana che vive negli Stati Uniti da 13 anni,
che prende la decisione di tornare in Nigeria, lasciare il suo fidanzato
afro-americano e chiudere un blog redditizio che l’ha resa anche molto famosa.
La
vediamo mentre dalla parrucchiera si sta facendo rifare le treccine e
ripercorre interiormente buona parte della sua vita, da quando era studentessa
in Nigeria, innamorata di Obinze, l’amore della sua vita, fino a quando arriva
in America dove vive già da qualche anno sua zia Ujiu con il figlio Dike.
Riviviamo
così insieme a lei la scoperta dolorosa di “essere nera” solo quando mette
piede sul suolo americano, le umiliazioni e i rifiuti durante i colloqui di
lavoro, e la tenacia con cui nonostante tutto è riuscita poi ad ottenere un
posto nella società americana grazie anche al blog che ha creato, che riflette sui pregiudizi degli americani sui neri .
“Dunque tre donne
nere su quasi duemila pagine di riviste femminili, e sono comunque meticce o di
razza incerta, quindi potrebbero anche essere indiane o portoricane o qualcosa
del genere. Nessuna di loro è scura. Nessuna di loro mi somiglia. Quindi in
queste riviste non trovo mai idee su come truccarmi. Guarda, quest'articolo
dice di pizzicarti gli zigomi per dargli colore, perché è sottinteso che tutte
le lettrici abbiano zigomi che prendono colore se li pizzichi. Quest'altro
parla di prodotti per capelli per tutte, e tutte significa bionde, brune e
rosse. Io non sono tra queste. E questo parla dei balsami migliori, per capelli
lisci, mossi e ricci. Non crespi. Vedi cosa intendono per ricci? I miei capelli
non potrebbero mai essere così. Questo parla di come abbinare l'ombretto al
colore degli occhi, azzurri, verdi e nocciola. Ma i miei occhi sono neri,
quindi non posso sapere quale sia l'ombretto giusto per me. Qui dicono che il
rossetto rosa è universale, ma lo è solo se sei bianca perché io sembrerei una
golliwog se usassi questo tono di rosa. Ah, guarda, qui si fanno progressi. La
pubblicità di un fondotinta. Ci sono sette tonalità diverse per pelle bianca e
un generico color cioccolato, ma questo è già avanti. E ora parliamo un po' di
chi ha una visione distorta della razza.”
Il
libro racconta anche la storia di Obinze, che in Nigeria ormai ricco, sposato e
padre di una bambina ha vissuto anche lui gli stessi problemi di Ifemelu mentre
viveva in Inghilterra clandestinamente, ma al contrario di Ifemelu, ha dovuto
subire anche l’umiliazione del rimpatrio forzato.
Quando
Ifemelu ritorna in Nigeria, deve affrontare un razzismo “al contrario” perché ormai
è diventata “Americanah”, è cambiata e mentre cercherà di riappropriarsi delle
sue origini, rivivendo la Nigeria con occhi diversi, tenterà anche di cucire
ferite d’amore passate.
Non
voglio aggiungere altro sulla trama, che quando leggerete il romanzo, scoprirete
avere un ruolo secondario, perché quello che conta in questa storia sono i
sentimenti dei protagonisti.
Questo è un libro di satira sul razzismo “travestito”
da storia sentimentale oppure il contrario; da qualsiasi punto di vista lo si
consideri, “Americanah” ci permette di riflettere su di noi, sull’ipocrisia che
imperversa nella società (in particolare quella americana) riguardo al
razzismo; un razzismo mascherato dal politically correct ma non meno crudele di
quello che si respirava anche fino a una cinquantina di anni fa, che ci fa
porre domande sul “senso di appartenenza” e per contrasto sul suo contrario.
Questo romanzo è anche
una sfida per l’autrice, Chimamanda Ngozi Adichie, che anch’essa nigeriana, deve aver vissuto sulla
propria pelle le esperienze di Ifemelu, tanto si avverte la sofferenza
sottostante e in una parte del libro per bocca di Ifemelu dice
“Non si può scrivere un romanzo onesto sulla
razza in questo paese. Se scrivi su come la gente è condizionata dalla razza, è
troppo ovvio. I pochi scrittori neri che fanno narrativa di qualità in questo
paese, e sono tre, non i diecimila che scrivono quelle cazzate di libri sui
ghetti con le copertine sgargianti, hanno due scelte: o fare i preziosi o fare
i pretenziosi. Quando non sei né l’uno né l’altro, nessuno sa cosa farsene di
te. Quindi, se vuoi scrivere di razza, devi cercare di farlo in modo lirico e
sottile così che il lettore che non legge tra le righe non si accorge neppure
che si parla di questioni razziali. “
Con
una sincerità quasi brutale ci troviamo di fronte al nostro finto perbenismo,
al nostro voler credere che dai tempi della schiavitù in America, siano stati
fatti enormi passi avanti ma la verità è che
“ L'unica ragione per
cui dici che la razza non é un problema é perché vorresti che non lo fosse.
Tutti lo vorremmo, ma é falso. “