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sabato 3 dicembre 2016



Cinquanta persone improvvisamente si trovano catapultate in un luogo imprecisato: un grande stanzone con un misterioso e buio corridoio che porta chissà dove. Cosa succederà?
Questo è l’interrogativo che il lettore si pone sin dall’incipit accompagnato da una voce narrante che parlando in prima persona racconta da “osservatore esterno” quello che succede all’interno del luogo addentrandosi addirittura nei pensieri delle persone.
Ecco quindi che il lettore familiarizza con il puro terrore che avvince all’inizio i malcapitati, si rende partecipe del loro smarrimento e man mano rimane invischiato nel disgusto quando la situazione degenera e viene mostrato a che livello di disumanità è in grado di giungere il genere umano.
Ciò che avviene in questo luogo è la rappresentazione in piccolo di ciò che ogni giorno accade o può accadere sul nostro pianeta e lo scrittore lo racconta con uno stile pesante, claustrofobico che attanaglia il lettore fino alla fine.
Come ogni libro di quest’autore, di cui ho già letto altri romanzi, anche quest’ultimo invita a riflessioni profonde su di noi in quanto esseri umani … se poi davvero di “umano” abbiamo qualcosa quando si tratta di “salvare la nostra pelle”.

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