Ciao a tutti, oggi vi presento il romanzo “Marcel
ritrovato” di Giuliano Gramigna edito in una nuova edizione da “Il ramo
e la foglia edizioni”. Giuliano Gramigna è stato un critico letterario,
scrittore e poeta, pubblicò questo romanzo nel 1969, un romanzo che è definito la
sua opera più bella e per la quale vinse il Premio Selezione Campiello e il
Premio Campione d’Italia.
Il protagonista è Bruno, un personaggio molto complicato,
affetto da nevrosi che lo rendono schivo e sfuggente mentre si muove in una Milano degli anni ’60. È un
pubblicitario che in passato ha pubblicato un romanzo “Un matrimonio sbagliato”,
il quale ha suscitato interesse nella critica ma ha avuto un mediocre successo
tra il pubblico.
Giuliano Gramigna così lo presenta ai lettori nell’incipit
del romanzo:
“Rientrare a Milano e fare il morto, almeno per un pò
di tempo. A Bruno piaceva poco viaggiare, specialmente per lavoro, e si
staccava con fatica dalla sua città come del resto da ogni abitudine; ma un
lungo viaggio era a sua volta una nuova abitudine, per uscire. Eterno
traumatizzato![...]Rinchiuso in casa come l’appena dimesso dal carcere,
agorafobo, era rimasto per un paio di giorni senza far sapere a nessuno del suo
ritorno,[...]"
Viene delineato così nell’arco di poche righe un
personaggio che subisce il mondo, rinchiuso in ricordi sofferenti che rendono
la sua vita un trascinarsi doloroso. Poche sono le persone che frequenta
abitualmente: sua sorella “La Gianna”, Franco, un amico di vecchia data,
Laura, una donna con cui ha una relazione prettamente fisica con un finto
reciproco coinvolgimento sentimentale; ogni tanto poi si costringe a
frequentare alcuni amici della sorella, annoiati borghesi che banalizzano
qualsiasi argomento e che vivono con straordinaria ottusità la superficie della
vita credendo di attingere invece dalle sue profondità.
Il suo pensiero cade spesso dolorosamente, come una
ferita ancora suppurante, su Roberta, il suo vero e perso amore di gioventù,
amore a cui si ispira lo stesso suo romanzo e che rimane sopito, contribuendo a
covare il suo senso di fallimento insieme alla sofferenza acuita dalla scarsa stima
che aveva suo padre (da poco defunto e con cui ha vissuto i suoi ultimi anni)
verso le sue velleità letterarie; disistima confermata dalla scoperta da parte
di Bruno di una sua nota tra le carte che una sera gli mostra sua sorella per
mettere ordine tra gli effetti personali
del genitore.
La vita di Bruno però prende una piega diversa quando un
giorno da Roberta riceve una richiesta particolare: andare a Parigi per
ritrovare suo marito Marcello che è scomparso proprio dopo aver annunciato un
viaggio d’affari nella capitale francese.
Marcello, è un altro personaggio chiave nella vita di
Bruno, è colui che ha usurpato il suo posto, l’uomo che lui avrebbe dovuto essere
per poter rimanere nella vita di Roberta.
La richiesta non fa altro che peggiorare la sua nevrosi
ma alla fine dopo un sofferente dibattito interiore si recherà a Parigi, dove insieme alla
ricerca del suo vecchio amico-rivale
rivivrà con memoria proustiana il suo passato e farà incontri catartici.
Devo ammettere che dopo aver letto questo romanzo, ci ho
messo un pò per scrivere questa recensione perchè se da un lato ero intimorita
dalla levatura dello scrittore, dall’altro avvertivo che avevo bisogno di più
tempo rispetto al solito per far “decantare” l’effetto che l’opera aveva avuto
su di me.
È stato un romanzo non di facile lettura ma allo stesso
tempo mi sono lasciata incantare dall’abilità dello scrittore nel destreggiarsi
come un prestigiatore con i suoi esperimenti stilistici. La terza persona che ex abrupto diventava una
prima persona, all’inizio mi aveva disorientata ma poi è stato piacevole
perdersi in questo cambio di prospettiva, nel personaggio che diventava esso
stesso il Narratore, ma il Narratore chi? Il Gramigna o il Bruno stesso, oppure
l’uno si trasformava nell’altro in una sorta di compenetrazione di corpi che si
autoanalizzano e si immergono nella reciproca vita interiore come nell’illusione
ottica del rispecchiarsi infinito di due specchi?
Questo è un libro che consiglio a tutti soprattutto a chi
è desideroso di conoscere meglio un pezzo di Letteratura italiana a cui quest’opera
si aggiunge preziosamente, mostrando quanto ricco di sperimentazioni sia stato
il post-modernismo.
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