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sabato 27 giugno 2015




Eccomi di nuovo con un nuovo post! Qui vorrei parlare di un libro che quando lo lessi qualche anno fa, mi colpi profondamente "Le vergini suicide".  E' un romanzo scritto da Jeffrey Eugenides che attraverso la storia di cinque sorelle, mette a nudo l'anima della classica famiglia americana degli Stati Uniti degli anni '70: moralistica e asfissiante. 


 In questa storia, cinque ragazze tra i tredici e i diciannove anni, diventano l'emblema della sofferenza giovanile, ma non solo, anche della disillusione di un'intera America personificata in un quartiere la cui decadenza pervade e infetta non solo gli edifici, gli alberi(abbattuti per una malattia contagiosa) ma anche le persone.


In questo contesto, le cinque fanciulle si aggirano e vivono, sensuali ed evanescenti, già "fantasmi" in vita, amate morbosamente da alcuni ragazzi e loro sogno proibito, un'ossessione da cui non riescono a liberarsi nemmeno ad anni di distanza dalla morte delle ragazze.


Il libro si conclude con un'immagine molto inquietante ma che chiude perfettamente il cerchio dell'angoscia e della sofferenza delle ragazze ormai succubi del loro stesso gesto. "In fondo non contava quanti anni avessero, o che fossero delle ragazze, ma solo il fatto che le avevamo amate e che loro non avevano udito il nostro richiamo; non ci odono neanche adesso che siamo quassù, nella casa sull'albero, con i capelli radi e un di pancia, e le chiamiamo perchè escano dalle stanze in cui sono entrate per trovare la solitudine eterna,la solitudine del suicidio, che è più profondo della morte, le stanze dove non troveremo mai i pezzi per rimetterle insieme". Da questo romanzo è stato tratto un film con la regia di Sofia Coppola, a mio parere bellissimo,  che non tradisce le aspettative dei lettori.

 

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