Ciao a tutti!
Oggi vorrei parlare di un
libro che mi è piaciuto tantissimo e prima di leggerlo non pensavo mi avrebbe
catturato così tanto nonostante il suo stile insolito: "La vita davanti a
sè".
Momò è un ragazzino
musulmano, figlio di una prostituta che viene cresciuto insieme ad altri
bambini nella sua stessa condizione da Madame Rose, un’ ex prostituta ebrea.
E’ una storia di
derelitti, emarginati dalla società che si barcamenano alla bell’e meglio,
raccontata dal punto di vista di Momò, con uno stile gergale e a volte
sgrammaticato che le dà una sfumatura più intensa e intima : come dimenticare
Hamil, il vecchio musulmano quasi cieco che tiene stretto a sé “I miserabili”
di Victor Hugo come se fosse il Corano; Madame Lola , il transessuale
senegalese che fa da mamma a Momò quando Madame Rose si ammala oppure i
fratelli Waloumba e i loro bizzarri metodi usati per farla guarire.
E’ soprattutto, però, una
storia di profondo affetto tra una donna anziana e un bambino, che nelle ultime
pagine raggiungerà i toni più teneri e strazianti .
”Io
penso che avesse ragione il signor Hamil quando ci aveva ancora tutta la testa
e che non si puo’ vivere senza nessuno da amare,[…]. Io ho amato Madame Rose e
continuerò a vederla”.
Questa è una storia che ti
entra dentro e non ti lascia per giorni.
Note sull'autore (tratte da Wikipedia):
Nato a Vilnius in Lituania, figlio di Arieh Leib Kacew e di Mina Owczyńska, Romain
Gary arrivò in Francia, a Nizza, all'età di 13 anni. Dopo avere studiato giurisprudenza a Parigi, si arruola nell'aviazione e raggiunge la
"Francia libera"
(l'organizzazione di resistenza fondata
da Charles De Gaulle)
nel 1940 e
vi presta servizio nelle Forces aériennes françaises libres. Termina la guerra come "compagnon de la
Libération" e decorato con la Legion
d'onore. Dopo la fine delle ostilità,
intraprende una carriera di diplomatico al servizio della Francia. A questo titolo,
soggiorna a lungo a Los
Angeles (California), negli anni cinquanta, in qualità di Console
generale di Francia.
Fu il marito della scrittrice Lesley Blanch e
dell'attrice americana Jean Seberg, dalla quale divorziò. Poco più di un anno
dopo il suicidio di questa (settembre 1979, per ingestione
di barbiturici), profondamente travagliato dalla decrepitezza legata al proprio
invecchiamento, si diede la morte sparandosi in bocca.
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