domenica 3 luglio 2016



“Chi ha paura dell'Uomo Nero? Nessuno! E se arriva? Allora corriamo via!
Ellen Roth è una psichiatra che lavora alla Waldklinik. Il fidanzato e collega Chris, poco prima di partire per l’Australia, le affida il compito di occuparsi di una paziente giunta da poco in reparto, nella stanza 7, che ha subito traumi psicologici e fisici devastanti. Il giorno successivo alla partenza di Chris, Ellen si reca in ospedale pronta a conoscere la paziente.  L’impatto è scioccante anche per una dottoressa abituata a casi disperati: la stanza è completamente al buio, pregna di odori “umani” nauseabondi. La paziente è rintanata in un cantuccio, terrorizzata. La paura è così forte da diventare una presenza solida nella stanza. Ellen rimane raccapricciata da ciò che vede e il primo impulso sarebbe quello di fuggire, ma le condizioni in cui versa la paziente, piena di ecchimosi e con lo sguardo folle la impietosiscono e le impongono di rimanere. Non appena la donna comincia a parlare, la psichiatra rimane agghiacciata: la paziente si esprime con voce infantile e cantilenando una vecchia filastrocca le parla di un Uomo Nero che la sta cercando e che si metterà sulle tracce anche di Ellen se non farà attenzione, poi disperatamente, avvinghiandosi alla dottoressa, la supplica di aiutarla quando ciò accadrà.
Ellen rimane fortemente turbata da ciò che è successo e subito prende a cuore il caso ma il giorno dopo quando torna in ospedale, la paziente della stanza 7 sembra si sia volatilizzata e soprattutto medici e infermieri dichiarano di non averla mai vista e che la stanza è vuota da parecchio tempo.
Comincia così per la psichiatra un incubo. Con l’aiuto di un collega, Mark, cerca di scoprire cosa è successo ma troppi avvenimenti la faranno precipitare in un inferno in cui si troverà sempre più sola e la faranno dubitare di chiunque, persino di se stessa.
Questo è il secondo romanzo di Wulf Dorn che leggo (il primo è stato "Phobia") e posso dire che finora non sono rimasta delusa. Wulf Dorn è uno dei pochi scrittori capaci di scandagliare gli abissi della mente umana, trasportando con sé con la forza di uno tsunami anche il lettore, che si trova invischiato in atmosfere da brivido, cupe, a tu per tu con il proprio inconscio.
Unica pecca è lo stile: lineare e scorrevole sì, ma a volte eccessivamente semplice con espressioni banali, figure retoriche elementari che farebbero storcere la bocca anche al fan più accanito.
Nonostante il lessico sia povero però, la trama è solida e l’incastro di colpi di scena ad effetto sempre più coinvolgenti, a mò di matrioska, salvano il clima del romanzo che si mantiene teso fino al finale imprevedibile e scioccante.
Alla prossima!


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