sabato 30 gennaio 2016


Ciao a tutti! Eccomi qui con la recensione del nuovo romanzo di una scrittrisce molto amata: “L’amante giapponese” di Isabel Allende. Ho letto pareri discordanti a proposito, alcuni negativi, io personalmente lo ritengo un ritorno alla grande con un romanzo profondo e dolce come solo la Allende è capace di scrivere.

Alma Belasco è un’ ottantenne sicura di sé e ancora indipendente, che decide di trasferirsi in una residenza per anziani, Lark House, a San Francisco. Qui assume come sua personale assistente, una ragazza che già lavora nella residenza, Irina, un’immigrata moldava con un passato molto doloroso e difficile.

Il nipote, Seth Belasco, legatissimo alla nonna, si reca molto spesso in visita a Lark House e presto si innamora della giovane e riservata moldava.

Ai due giovani, Alma racconterà la storia della sua vita partendo dal viaggio dalla Polonia verso gli Stati Uniti, agli inizi della Seconda guerra mondiale, presso gli zii Belasco, fino a giungere ai giorni odierni.

Narrerà del legame di profondo affetto e amicizia con il cugino Nathaniel, ma soprattutto della lunga storia d’amore con il figlio del giardiniere giapponese, Ichimei, conosciuto da bambina appena giunta a San Francisco. Una storia nata nel momento sbagliato, vissuta clandestinamente, che ha attraversato momenti di oblio come quello del periodo trascorso da Ichimei e la sua famiglia nei campi di concentramento americani, ma mai spenta, anzi custodita da entrambi come un prezioso tesoro di cui avere massima cura in una società piena di pregiudizi.

Isabel Allende ritorna con una storia che riporta alle magiche atmosfere dei suoi primi romanzi .

Dalle sue pagine trasuda una tale sensualità che per il lettore è difficile separarsene. Con una maestria che solo Isabel Allende può mostrare, viene narrata una storia d’amore che non scade mai nel banale e nei luoghi comuni, anzi, con un linguaggio estramamente scorrevole e con l’attenta scelta delle parole, assume il sapore di qualcosa di unico e eccezionale.
”Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno. “

Alla prossima!

domenica 24 gennaio 2016


Ciao a tutti! Oggi voglio suggerirvi un romanzo fantasy, di solito non amo molto questo genere ma questo è riuscito a farmi superare lo scoglio della diffidenza... impresa molto difficile!
La Figlia della Foresta è un romanzo fantasy ambientato in Irlanda.
Sorha, la protagonista, una ragazzina ultima di sette figli, vive insieme al padre, Lord Colum signore di Sevenwaters, e ai suoi fratelli nella foresta.
Il padre, è quasi sempre assente a causa delle guerre contro i britanni e i vichinghi, e anche quando presente non è vicino affettivamente ai suoi figli, inaridito ormai dalla perdita della moglie mentre dava alla luce l’ultima nata.
Nonostante tutto, Sorha vive felice insieme ai suoi fratelli e la vita trascorre serena e tranquilla protetta dall’impenetrabilità della foresta. 
La felicità ha termine quando il padre si innamora e decide di sposare Lady Oonagh, una donna bellissima ma dallo sguardo ammaliante e malvagio. La piccola Sorha è la prima ad accorgersi delle oscure e misteriose intenzioni nascoste dietro i gesti melliflui della futura matrigna e cerca invano di evitare che il matrimonio abbia luogo. Incidenti “casuali” cominciano a verificarsi fino all’ultimo tragico evento:  la matrigna accortasi delle macchinazioni da parte dei sette fratelli per allontanarla definitivamente da Sevenwaters, mentre questi ultimi  stanno invocando gli spiriti attorno all’albero magico piantato alla morte della madre, si presenta e trasforma i sei fratelli di Sorha in cigni lasciando la piccola nella disperazione.
L'apparizione della Signora della Foresta mentre Sorha piange la perdita dei fratelli, con le sue parole di conforto, le dona un po’ di speranza ma la possibilità di rivedere i suoi fratelli in forma umana  sarà possibile solo a costo di tanti sacrifici e prove molto difficili che lei dovrà superare.
Da questo momento Sorha si dedica anima e corpo alla missione affidatale e molte volte sarà presa dallo sconforto ma la vita ha in serbo per lei non solo lacrime…
L’autrice fa dipanare questa storia con un linguaggio scorrevole e ogni elemento si incastra perfettamente, anche quello all'apparenza accessorio e che sembra rallentarla.
Questo bellissimo romanzo fantasy  può essere considerato una  metafora della vita: quanti avvenimenti ci accadono, inspiegabili, talvolta crudeli di cui ci chiediamo il perché, “dove andremo a finire”, se ci sarà mai una svolta e intanto la nostra esistenza prosegue e ad un certo punto voltandoci indietro scorgiamo un filo logico che l’ha percorsa tutta e ogni tassello si sistema al posto giusto?
Questa  però è anche una storia su quei legami estremamente  forti che si instaurano  solo tra anime affini e nonostante numerose  vicissitudini non è possibile spezzarli perché i sentimenti positivi sebbene più difficili da mantenere e  contornati da sacrifici,  sono sempre la risposta giusta alla sete di vendetta.
Alla prossima!

domenica 17 gennaio 2016

Trinity College di Dublino

Nel nostro viaggio immaginario nelle biblioteche più interessanti, oggi voglio “trasportarvi” a Dublino, nella più grande d'Irlanda: la Biblioteca dell’Università di Dublino e del Trinity College.
Il complesso del Trinity College si estende dal centro di Dublino e a sud del fiume Liffey per 16 ettari. Personaggi molto celebri vi si sono laureati: il primo Presidente donna d'Irlanda Mary Robinson, lo scrittore satirico Jonhathan Swift, Oscar Wilde, Bram Stoker, l'autore del celebre Dracula, e il drammaturgo Samuel Beckett.
La sua storia ha inizio nel 1592, con la fondazione del college, e nel tempo ha accumulato ben quasi 5 milioni di volumi tra riviste, manoscritti, mappe e musica.
La Biblioteca è suddivisa in due parti: la Berkeley Library o New Library (dal 1967), resasi necessaria per contenere i  sempre più numerosi beni dell’ateneo e la Old Library, molto più antica, risalente al XVIII secolo (denominata anche del Tesoro).
La sala principale (la Long Room) è una galleria lunga 65 metri a due piani,  con un soffitto a botte e alti scaffali di legno, che custodisce i beni più preziosi della Biblioteca. Vi si trovano ben 200.000 volumi ed una collezione di busti in marmo su ciascun lato della sala (14 busti dello scultore Peter Sheemakers tra cui quello dedicato allo scrittore Jonathan Swift).
Al suo interno inoltre è conservata l’Arpa più antica, costruita in legno di salice e corde d’ottone, diventata l’emblema del Paese.
Ma la risorsa più preziosa è il famoso Libro di Kells (Book of Kells), manoscritto miniato, di 33X22 cm, dei quattro  Vangeli scritto in latino e ricco di decorazioni.
 Il Libro fu realizzato agli inizi del IX secolo dai monaci dell’Isola di Iona. Successivamente al saccheggio ad opera dei vichinghi dell’806, i monaci si trasferirono nel monastero di Kells, nell’Irlanda Centrale, dove l’opera fu terminata.
Nel monastero il Libro  fu custodito per 200 anni fino a che non venne trafugato nel 1007. Dopo il suo ritrovamento il  Libro  fu riportato a Kells fino al 1661, quando, per ragioni di sicurezza, fu donato da Henry Jones, vescovo di Meath ed ex vice-cancelliere dell’Università, al Trinity College.
La Old Library, custodisce altri beni librari molto preziosi: il  Libro di Durrow (anch’esso donato dal vescovo Henry James insieme al Libro di Kells), la raccolta di Usher del 1661 e la collezione di Fagel del 1802.
La Biblioteca è dotata di privilegio di deposito legale dal 1801 e continua a ricevere le copie del materiale pubblicato nel Regno Unito e in Irlanda.
Con la sua maestosità e solennità la Old Library attira centinaia di migliaia di visitatori ogni anno.
Un saluto caloroso!



Ciao a tutti! Oggi vorrei parlarvi di un bellissimo thriller psicologico che non vi lascerà sicuramente indifferenti: “Io sono l’assassino”.
“E’ seduto da solo nella stanza degli interrogatori il viso tra le mani non è rasato.”
Inizia così il thriller di Jess Walter. Alla stazione di polizia di Spokane viene condotto un uomo, stravolto, sporco, che ha tentato di lanciarsi dal dodicesimo piano del Davenport Hotel. Si autoproclama responsabile di un delitto di cui non si conosce ancora la vittima e vuole fare una confessione scritta ma nessuno è disposto a credergli tranne Caroline Mabry .
Inizia quindi la storia di Clark Anthony Mason, che bambino ad una fermata dell’autobus per la scuola, tra bulli e vittime comincia a confrontarsi con se stesso.
La confessione si alterna in un ottimo gioco di incastri con le indagini di Caroline alla ricerca di una vittima.
Un ottimo thriller che tiene con il fiato sospeso fino alle ultime pagine, con un ritmo che si fa sempre più incalzante e coinvolgente.
L’autore ha reso magistralmente tutti i personaggi principali, in particolare il protagonista, scandagliando nei loro recessi più nascosti e rendendo questo romanzo un thriller psicologico che non può non lasciare un segno nel lettore : questa non è solo la storia di un probabile assassino e della ricerca di una vittima ma anche di un uomo che nella sua vita ha perseguito incessantemente l’approvazione di chi lo circondava e che ha finito per perdere se stesso.
Alla prossima!



domenica 10 gennaio 2016





Ciao a tutti!
Oggi vorrei presentare un romanzo di una scrittrice emergente che mi ha colpito per la profondità di uno stile dolce e delicato che riesce ad insinuarsi nell’animo del lettore: “La metà di credere” di Sabrina Calzia.


Non ci sono Storie buone e Storie cattive. Ci sono soltanto Storie, e poi ci sono i momenti. Storie da rivelare. Momenti per raccontarle”. Ecco l’incipit di questa storia, che ha deciso di farsi raccontare.


 Perseo è un uomo che vive di ricordi che apre e chiude continuamente come scatole. Ormai da quando Priscilla, l'amore della sua vita, lo ha lasciato, la solitudine è l'unica sua compagna, "[...]così discreta e silenziosa. Ti lusinga e ti insidia lentamente, ti entra dentro e tu nemmeno te ne accorgi.[...]".

Quando però se ne accorge, nasce la disperazione; ma sarà grazie ad essa che permetterà a ricordi troppo a lungo sigillati nelle loro scatole, di guidarlo verso la parte vera di sè stesso, la sua anima.

E' una storia che ti entra fin nelle viscere con uno stile ipnoticamente intimo, e diventa parte di te, perchè rappresenta il percorso che ognuno di noi dovrebbe fare alla riscoperta della nostra Essenza, che, messa molto spesso in un cantuccio, timidamente, è sempre lì, desiderosa di farsi notare e di tenderci il suo filo invisibile come la Priscilla di Perseo.