domenica 25 marzo 2018


Avevo in serbo di leggere “Americanah”  già da un bel po’ ma non mi decidevo a farlo perché le 500 pagine mi spaventavano, invece mi sbagliavo, perché fin dalle prime righe la scrittura scorrevole e coinvolgente dell’autrice mi ha catturato in un vortice e Ifemelu è diventata la mia “amica” più vicina fin quando non l’ho terminato.
“Americanah” sembra a prima vista una semplice storia d’amore, ma mentre lo leggi avverti che è in realtà qualcosa di più.

All’inizio troviamo Ifemelu, una ragazza nigeriana che vive negli Stati Uniti da 13 anni, che prende la decisione di tornare in Nigeria, lasciare il suo fidanzato afro-americano e chiudere un blog redditizio che l’ha resa anche molto famosa.
La vediamo mentre dalla parrucchiera si sta facendo rifare le treccine e ripercorre interiormente buona parte della sua vita, da quando era studentessa in Nigeria, innamorata di Obinze, l’amore della sua vita, fino a quando arriva in America dove vive già da qualche anno sua zia Ujiu con il figlio Dike.
Riviviamo così insieme a lei la scoperta dolorosa di “essere nera” solo quando mette piede sul suolo americano, le umiliazioni e i rifiuti durante i colloqui di lavoro, e la tenacia con cui nonostante tutto è riuscita poi ad ottenere un posto nella società americana grazie anche al blog che ha creato, che riflette  sui pregiudizi degli americani sui neri .
“Dunque tre donne nere su quasi duemila pagine di riviste femminili, e sono comunque meticce o di razza incerta, quindi potrebbero anche essere indiane o portoricane o qualcosa del genere. Nessuna di loro è scura. Nessuna di loro mi somiglia. Quindi in queste riviste non trovo mai idee su come truccarmi. Guarda, quest'articolo dice di pizzicarti gli zigomi per dargli colore, perché è sottinteso che tutte le lettrici abbiano zigomi che prendono colore se li pizzichi. Quest'altro parla di prodotti per capelli per tutte, e tutte significa bionde, brune e rosse. Io non sono tra queste. E questo parla dei balsami migliori, per capelli lisci, mossi e ricci. Non crespi. Vedi cosa intendono per ricci? I miei capelli non potrebbero mai essere così. Questo parla di come abbinare l'ombretto al colore degli occhi, azzurri, verdi e nocciola. Ma i miei occhi sono neri, quindi non posso sapere quale sia l'ombretto giusto per me. Qui dicono che il rossetto rosa è universale, ma lo è solo se sei bianca perché io sembrerei una golliwog se usassi questo tono di rosa. Ah, guarda, qui si fanno progressi. La pubblicità di un fondotinta. Ci sono sette tonalità diverse per pelle bianca e un generico color cioccolato, ma questo è già avanti. E ora parliamo un po' di chi ha una visione distorta della razza.

Il libro racconta anche la storia di Obinze, che in Nigeria ormai ricco, sposato e padre di una bambina ha vissuto anche lui gli stessi problemi di Ifemelu mentre viveva in Inghilterra clandestinamente, ma al contrario di Ifemelu, ha dovuto subire anche l’umiliazione del rimpatrio forzato.

Quando Ifemelu ritorna in Nigeria, deve affrontare un razzismo “al contrario” perché ormai è diventata “Americanah”, è cambiata e mentre cercherà di riappropriarsi delle sue origini, rivivendo la Nigeria con occhi diversi, tenterà anche di cucire ferite d’amore passate.
Non voglio aggiungere altro sulla trama, che quando leggerete il romanzo, scoprirete avere un ruolo secondario, perché quello che conta in questa storia sono i sentimenti dei protagonisti.
 Questo è un libro di satira sul razzismo “travestito” da storia sentimentale oppure il contrario; da qualsiasi punto di vista lo si consideri, “Americanah” ci permette di riflettere su di noi, sull’ipocrisia che imperversa nella società (in particolare quella americana) riguardo al razzismo; un razzismo mascherato dal politically correct ma non meno crudele di quello che si respirava anche fino a una cinquantina di anni fa, che ci fa porre domande sul “senso di appartenenza” e per contrasto sul suo contrario.

Questo romanzo è  anche una sfida per l’autrice, Chimamanda Ngozi Adichie, che anch’essa nigeriana, deve aver vissuto sulla propria pelle le esperienze di Ifemelu, tanto si avverte la sofferenza sottostante e in una parte del libro per bocca di Ifemelu dice
Non si può scrivere un romanzo onesto sulla razza in questo paese. Se scrivi su come la gente è condizionata dalla razza, è troppo ovvio. I pochi scrittori neri che fanno narrativa di qualità in questo paese, e sono tre, non i diecimila che scrivono quelle cazzate di libri sui ghetti con le copertine sgargianti, hanno due scelte: o fare i preziosi o fare i pretenziosi. Quando non sei né l’uno né l’altro, nessuno sa cosa farsene di te. Quindi, se vuoi scrivere di razza, devi cercare di farlo in modo lirico e sottile così che il lettore che non legge tra le righe non si accorge neppure che si parla di questioni razziali. 
Con una sincerità quasi brutale ci troviamo di fronte al nostro finto perbenismo, al nostro voler credere che dai tempi della schiavitù in America, siano stati fatti enormi passi avanti ma la verità è che
 L'unica ragione per cui dici che la razza non é un problema é perché vorresti che non lo fosse. Tutti lo vorremmo, ma é falso.