venerdì 9 dicembre 2022

 


Niente mi fa paura come il sesso. Se conosco qualcuno che mi piace, l’istinto a sedurlo si ferma proprio quando sembra che possa succedere qualcosa. Allora, lascio all’altro l’iniziativa, perchè mettersi nella condizione della vittima conferma la paura, ma almeno non mi rende più responsabile; oppure, lascio perdere, mi dico che mi sono sbagliato, non succederà niente, e scappo.”

Ecco qui l’incipit dell’ultimo romanzo pubblicato da Il ramo e la foglia edizioni, La vita nascosta” di Raffaele Donnarumma, professore universitario di Letteratura Italiana contemporanea all’Università di Pisa. Scrittore di saggi, con quest’opera è autore del suo primo romanzo.

Il protagonista è una sorta di alter ego dello scrittore, professore di Italiano e con un nome che inizia come il suo, R., ma come Donnarumma ci tiene a precisare in un’intervista rilasciata ultimamente, non è un’autobiografia ma più che altro una sorta di auto-fiction.

L’incipit ci porta ex-abrupto nel tormento interiore del personaggio, dilaniato dall’insicurezza e dal non riuscire a farsi mai coinvolgere sul serio dagli eventi della sua esistenza.

R. dopo una relazione durata una ventina d’anni, tradito ed avendo tradito a sua volta, si trova improvvisamente di fronte ai suoi demoni interiori e come in una sorta di diario sveviano si affida ad una rigida disamina dei suoi sentimenti e pensieri.

Per cercare di combattere questo malessere interiore, anche sostenuto dalla sua amica Anna, si iscrive in palestra, frequenta siti d’incontri e di entrambi fa una divertente ma anche sarcastica analisi.

“Il vitalismo delle palestre, come le loro luci, la musica a palla, i colori sparati sui muri, l’allegria sudata degli istruttori di fitness o di pilates, è l’apparato decorativo di un istinto rabbioso alla mortificazione di sé, la chiesa barocca di stucchi e marmi tramischi costruita sopra un ossario.”

In un sito d’incontri conosce un ragazzo, L., di almeno dieci anni più giovane di lui, con cui inizia una relazione clandestina perchè quest’ultimo già legato ad un’altra persona, ma nonostante tutto appagante, almeno all’inizio, anche se impostata in maniera diversa da quelle precedenti, un rapporto più passivo e sottomesso, dipendente dagli umori del suo nuovo compagno.

Ben presto però, la differenza d’età e il fatto che il ragazzo sia uno studente in procinto di un dottorato nella sua stessa Università, mentre lui, un professore affermato, fanno cambiare gli equilibri di questo rapporto e senza che se ne renda conto ma via via sempre più consapevole, le distanze crescono sia nell’esternazione dei sentimenti sia dentro di lui che paradossalmente si scopre invischiato in un rapporto non confinato più solo al sesso ma in un vero e proprio innamoramento.

Qui le pagine del romanzo si fanno più sofferte, e tutta l’angoscia del personaggio comincia ad affiorare prepontemente nella contraddizione tra le sue riflessioni di un amore monco, privo di una vitalità necessaria a tenerlo in piedi e le sue azioni, che lo inducono a ergersi a salvatore di un compagno che si lascia trascinare dalla vita e che subisce il sentimento di R. piuttosto che lasciarsi coinvolgere, rendendo R. sempre più dipendente da questo amore apatico fino alla decisione finale a cui il protagonista decide di affidarsi per salvarsi.

Questo romanzo, è un’autentica chicca da leggere per prendere consapevolezza della nostra vita, quella nascosta fra i significati dei nostri atti, esternazioni a volte di zone del nostro inconscio buie e dolorose, e qui il personaggio lo fa attraverso le parole di Donnarumma che usa uno stile fortemente introspettivo e scorrevole, in cui ogni parola porta con sè un carico di significato che trascende quello semantico e induce in noi una catarsi che solo le migliori opere riescono a fare.