“Niente mi fa paura come il sesso. Se
conosco qualcuno che mi piace, l’istinto a sedurlo si ferma proprio quando
sembra che possa succedere qualcosa. Allora, lascio all’altro l’iniziativa,
perchè mettersi nella condizione della vittima conferma la paura, ma almeno non
mi rende più responsabile; oppure, lascio perdere, mi dico che mi sono
sbagliato, non succederà niente, e scappo.”
Ecco qui l’incipit dell’ultimo romanzo
pubblicato da Il ramo e la foglia edizioni, “La vita
nascosta” di Raffaele Donnarumma, professore universitario di Letteratura
Italiana contemporanea all’Università di Pisa. Scrittore di saggi, con
quest’opera è autore del suo primo romanzo.
Il protagonista è una sorta di alter ego
dello scrittore, professore di Italiano e con un nome che inizia come il suo,
R., ma come Donnarumma ci tiene a precisare in un’intervista rilasciata
ultimamente, non è un’autobiografia ma più che altro una sorta di auto-fiction.
L’incipit ci porta ex-abrupto nel tormento
interiore del personaggio, dilaniato dall’insicurezza e dal non riuscire a farsi mai
coinvolgere sul serio dagli eventi della sua esistenza.
R. dopo una relazione durata una ventina
d’anni, tradito ed avendo tradito a sua volta, si trova improvvisamente di
fronte ai suoi demoni interiori e come in una sorta di diario sveviano si
affida ad una rigida disamina dei suoi sentimenti e pensieri.
Per cercare di combattere questo malessere interiore, anche sostenuto dalla sua amica Anna, si iscrive in palestra, frequenta siti d’incontri e di entrambi fa una divertente ma anche sarcastica analisi.
“Il vitalismo delle palestre, come le loro
luci, la musica a palla, i colori sparati sui muri, l’allegria sudata degli
istruttori di fitness o di pilates, è l’apparato decorativo di un istinto
rabbioso alla mortificazione di sé, la chiesa barocca di stucchi e marmi
tramischi costruita sopra un ossario.”
In un sito d’incontri conosce un ragazzo, L.,
di almeno dieci anni più giovane di lui, con cui inizia una relazione
clandestina perchè quest’ultimo già legato ad un’altra persona, ma nonostante
tutto appagante, almeno all’inizio, anche se impostata in
maniera diversa da quelle precedenti, un rapporto più passivo e sottomesso,
dipendente dagli umori del suo nuovo compagno.
Ben presto però, la differenza d’età e il
fatto che il ragazzo sia uno studente in procinto di un dottorato nella sua
stessa Università, mentre lui, un professore affermato, fanno cambiare gli
equilibri di questo rapporto e senza che se ne renda conto ma via via sempre
più consapevole, le distanze crescono sia nell’esternazione dei sentimenti sia
dentro di lui che paradossalmente si scopre invischiato in un rapporto non
confinato più solo al sesso ma in un vero e proprio innamoramento.
Qui le pagine del romanzo si fanno più
sofferte, e tutta l’angoscia del personaggio comincia ad affiorare
prepontemente nella contraddizione tra le sue riflessioni di un amore monco,
privo di una vitalità necessaria a tenerlo in piedi e le sue azioni, che lo
inducono a ergersi a salvatore di un compagno che si lascia trascinare dalla
vita e che subisce il sentimento di R. piuttosto che lasciarsi coinvolgere,
rendendo R. sempre più dipendente da questo amore apatico fino alla decisione
finale a cui il protagonista decide di affidarsi per salvarsi.
Questo romanzo, è un’autentica chicca da
leggere per prendere consapevolezza della nostra vita, quella nascosta fra i
significati dei nostri atti, esternazioni a volte di zone del nostro inconscio
buie e dolorose, e qui il personaggio lo fa attraverso le parole di Donnarumma
che usa uno stile fortemente introspettivo e scorrevole, in cui ogni parola
porta con sè un carico di significato che trascende quello semantico e induce
in noi una catarsi che solo le migliori opere riescono a fare.