Ciao a tutti! Oggi vi presento uno dei libri cult della letteratura
mondiale di un autore che amo molto: “Norwegian Wood” di Haruki Murakami.
Il protagonista di questo romanzo è Toru Watanabe, un trentasettenne
giapponese ed è anche la voce narrante. Nelle prime pagine, lo troviamo in
viaggio in aereo verso la Germania . In fase di atterraggio sente diffondersi
dagli altoparlanti le note di Norwegian Wood dei Beatles ”in un’annacquata versione
orchestrale. E come sempre mi bastò riconoscerne la melodia per sentirmi turbato.
Anzi, questa volta ne fui agitato e sconvolto come non mi era mai accaduto” .
Inizia così un viaggio nei ricordi, trasportandoci indietro di vent’anni, nel 1969 con un Toru appena diciottenne.
Toru Watanabe è un ragazzo introverso, estremamente sensibile, privo di qualsiasi ambizione e passione che trascina la sua vita alla giornata. Il suo migliore amico è Kizuki, un ragazzo all’apparenza allegro e scherzoso; grazie a lui conosce la sua fidanzata, Naoko, riservata e silenziosa con cui non è capace di scambiare nemmeno una parola. L’equilibrio di un’apparente vita sociale viene interrotto dall’improvviso suicidio di Kizuki e nei ”dieci mesi dalla morte di Kizuki alla licenza liceale, non sapevo più qual era il mio posto rispetto al mondo che mi circondava.". Si fa trascinare dalla vita senza alcuna ambizione e passione e finisce per farsi iscrivere dai suoi in un collegio che lo lascia indifferente; perde anche qualsiasi contatto con Naoko e si abbandona ad elucubrazioni sulla vita e la morte:
” La morte[…] sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere. Fino ad allora avevo considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire”Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fino a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo”. Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico. La vita di qua, la morte di là.[…]Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me”.
La sua vita nel collegio procede metodicamente quando improvvisamente ritrova Naoko per caso nella metropolitana e iniziano a frequentarsi. E’ però un rapporto sofferto a causa delle paure che attanagliano Naoko che lui non è capace di capire fino in fondo e che la condurranno a rinchiudersi in un istituto di cura per persone depresse. La loro frequentazione diventa prettamente epistolare, a parte due volte in cui Toru andrà a trovarla e passerà dei giorni relativamente sereni con lei.
Nella vita di Toru, all’improvviso irromperà una ragazza dalla personalità singolare ed esplosiva, Midori, da cui si sentirà fortemente attratto, nonostante l'intenso sentimento che prova per Naoko.
La confusione dei suoi sentimenti e l’incapacità di prendere qualsiasi decisione, lo renderanno semplice osservatore della sua vita. Ma ancora una volta sarà la vita (o la morte) a prendere una decisione per lui.
Norwegian Wood è un libro in cui ritengo che Murakami , nonostante l’assenza delle tipiche atmosfere surreali e oniriche, sia stato in grado di creare con uno stile intimo e soave, che si sofferma delicatamente anche su piccoli dettagli, (come un fermaglio per capelli a forma di farfalla) delle situazioni che riportano ad immagini impalpabili e simboliche. Le descrizioni di scene sessuali abbastanza esplicite sebbene all’inizio mi abbiano infastidito perché sembrano cozzare con la levità dello stile, successivamente le ho trovate azzeccate perché hanno reso con maggior forza la confusione del protagonista diviso tra la forza di questi momenti di passione e la pigrizia esistenziale che lo ha carpito con i suoi artigli.
Murakami ha saputo descrivere bene la sofferenza e i tormenti di un animo adolescenziale lacerato dal desiderio di entrare a far parte del mondo degli adulti e affermare il proprio io, incapace però di staccarsi dalla spirale della routine che appiattisce ogni individualità.
Inizia così un viaggio nei ricordi, trasportandoci indietro di vent’anni, nel 1969 con un Toru appena diciottenne.
Toru Watanabe è un ragazzo introverso, estremamente sensibile, privo di qualsiasi ambizione e passione che trascina la sua vita alla giornata. Il suo migliore amico è Kizuki, un ragazzo all’apparenza allegro e scherzoso; grazie a lui conosce la sua fidanzata, Naoko, riservata e silenziosa con cui non è capace di scambiare nemmeno una parola. L’equilibrio di un’apparente vita sociale viene interrotto dall’improvviso suicidio di Kizuki e nei ”dieci mesi dalla morte di Kizuki alla licenza liceale, non sapevo più qual era il mio posto rispetto al mondo che mi circondava.". Si fa trascinare dalla vita senza alcuna ambizione e passione e finisce per farsi iscrivere dai suoi in un collegio che lo lascia indifferente; perde anche qualsiasi contatto con Naoko e si abbandona ad elucubrazioni sulla vita e la morte:
” La morte[…] sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere. Fino ad allora avevo considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire”Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fino a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo”. Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico. La vita di qua, la morte di là.[…]Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perché la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me”.
La sua vita nel collegio procede metodicamente quando improvvisamente ritrova Naoko per caso nella metropolitana e iniziano a frequentarsi. E’ però un rapporto sofferto a causa delle paure che attanagliano Naoko che lui non è capace di capire fino in fondo e che la condurranno a rinchiudersi in un istituto di cura per persone depresse. La loro frequentazione diventa prettamente epistolare, a parte due volte in cui Toru andrà a trovarla e passerà dei giorni relativamente sereni con lei.
Nella vita di Toru, all’improvviso irromperà una ragazza dalla personalità singolare ed esplosiva, Midori, da cui si sentirà fortemente attratto, nonostante l'intenso sentimento che prova per Naoko.
La confusione dei suoi sentimenti e l’incapacità di prendere qualsiasi decisione, lo renderanno semplice osservatore della sua vita. Ma ancora una volta sarà la vita (o la morte) a prendere una decisione per lui.
Norwegian Wood è un libro in cui ritengo che Murakami , nonostante l’assenza delle tipiche atmosfere surreali e oniriche, sia stato in grado di creare con uno stile intimo e soave, che si sofferma delicatamente anche su piccoli dettagli, (come un fermaglio per capelli a forma di farfalla) delle situazioni che riportano ad immagini impalpabili e simboliche. Le descrizioni di scene sessuali abbastanza esplicite sebbene all’inizio mi abbiano infastidito perché sembrano cozzare con la levità dello stile, successivamente le ho trovate azzeccate perché hanno reso con maggior forza la confusione del protagonista diviso tra la forza di questi momenti di passione e la pigrizia esistenziale che lo ha carpito con i suoi artigli.
Murakami ha saputo descrivere bene la sofferenza e i tormenti di un animo adolescenziale lacerato dal desiderio di entrare a far parte del mondo degli adulti e affermare il proprio io, incapace però di staccarsi dalla spirale della routine che appiattisce ogni individualità.