Ciao
a tutti, oggi vi presento “La mafia nello
zaino” di Alessandro Cortese edito da “Il
ramo e la foglia edizioni”.
Il
libro colpisce subito dalla copertina: un bimbo con indosso uno zaino mentre “guarda” una sorta di rappresentazione
teatrale, ma tutto ciò stride con gli schizzi di sangue sul muro e sulla tenda e
un senso di sottile disagio si insinua già nel lettore.
A me, che di curiosità ne avevo in abbondanza,
la Sicilia avrebbe dato modo di vivere una storia lunga e paurosa, tutta fatta
di misteri, leggende e morti ammazzati.
La mia favola d’estate, per lo più vissuta
sotto il sole d’agosto, aveva avuto come protagonisti me, mia mamma, un nano e
un assassino, insieme a un sacco di comparse, com’era tradizione dell’Opera dei
Pupi, e tra le comparse, che ci si creda o no, c’era stato persino l’uomo nero.
Ora la racconto perchè le storie, prima o poi,
come l’aria risalgono più su, a galla fino a farsi vive. Per farsi ricordare.
Questa
è una storia ambientata in un paesino imprecisato della Sicilia ed è narrata in
prima persona dal protagonista ad anni di distanza degli eventi avvenuti, ma
per meglio immergersi nel racconto, torna ad essere un bambino
alle prese con qualcosa di terribile e più grande di lui.
Il primo
incontro con la Mafia lo fa venendo a conoscenza dell’uccisione di un ragazzo,
a cui sono state mozzate le mani, reo di aver rubato nella casa sbagliata.
Quest’omicidio
lo turba profondamente, comincia a scardinarsi l’innocenza della sua infanzia; in
bicicletta va a destra e a manca per il
paese in cerca di informazioni, si dimena per poter dare a ciò che è avvenuto
un senso logico, ma è tutto un movimento che genera altra confusione, paura e lo
fa sprofondare ancora di più nell’agghiacciante atmosfera mafiosa.
“E la mafia?L’hai vista?”
Mossi il capo e feci di no.
“E sai perchè non hai visto la mafia?”.
Di nuovo lo guardai e di nuovo feci di
no, spalancando un poco la bocca come quand’ero piccolo e lui m’imboccava.
“Perché la mafia è come Colapesce. È una
leggenda che si sono inventati alla televisione, per raccontare qualcosa ai
vecchi che non lavorano più e restano a casa tutto il giorno. I vecchi guardano
i telegiornali, che gli raccontano qualcosa vera e qualcosa no. La mafia non è
vera”.
Mentre
gli omicidi si susseguono, il dubbio e il terrore si fanno sempre più pressanti
quando il protagonista si rende conto che la Mafia con i suoi tentacoli è
giunta fin dentro le mura di casa, celata dietro i mutamenti d’umore del padre
e le sue frequenti riunioni tra “amici”
e gli occhi tristi della madre.
Prenderà
ad un certo punto la coraggiosa decisione di scoprire da solo cosa è la Mafia e gli
eventi precipiteranno così velocemente che da un giorno all’altro perderà l’innocenza
e la spensieratezza dell’infanzia e si trasformerà, costretto dalle
circostanze, in un piccolo adulto che ha già visto troppe brutture nella
sua breve vita.
Eventi
terribili raccontati con la genuinità e
lo stupore di un bambino rendono ancora più agghiaccianti gli orrori della Mafia.
Il
protagonista si trova immerso non solo in vicende di morti ammazzati ma anche
in una società dove vige come regola di vita fondamentale, l’omertà, che intorpidisce le coscienze e sgretola la
dignità della gente; ma per fortuna lui non sarà da solo in questa lotta.
Alessandro
Cortese racconta questa storia con uno stile scorrevole, usando molto spesso
espressioni tipicamente siciliane che servono ad entrare meglio nella vicenda narrata;
c’è nel suo modo di raccontare tutto lo sgomento di un bambino che avverte che qualcosa di terribile si è abbattuto sulla sua realtà fanciullesca
ma non riesce a toccare con mano quanto sia profondo e tetro l’orrore che gli
si è presentato davanti; si rende conto che la finzione è una sorta di
anestetico usato dalla gente per poter simulare una vita normale e ciò lo getta
nello sgomento senza però mai paralizzarlo.
In Sicilia è tutto teatro. È tutta Opera di
Pupi, di pupari e spettatori e non si capisce bene chi è pupo, chi è puparo e
chi è spettatore.
Questo è
un libro che consiglio vivamente di leggere, affinchè ci rendiamo conto che
ognuno di noi può farsi carico anche di una piccola azione “positiva” per non
permettere ad una mentalità omertosa di mettere le radici, perchè lo sappiamo,
l’omertà può nascondersi in qualsiasi ambito, ma soprattutto affinchè non
dimentichiamo, perchè non dimenticare ed essere consapevoli che la Mafia esiste
anche quando sembra dormiente, è un dovere.