“Chi
ha paura dell'Uomo Nero? Nessuno! E se arriva? Allora corriamo via!”
Ellen Roth è una psichiatra che lavora alla Waldklinik.
Il fidanzato e collega Chris, poco prima di partire per l’Australia, le affida
il compito di occuparsi di una paziente giunta da poco in reparto, nella stanza 7, che ha subito traumi psicologici e fisici devastanti. Il giorno successivo
alla partenza di Chris, Ellen si reca in ospedale pronta a conoscere la
paziente. L’impatto è scioccante anche
per una dottoressa abituata a casi disperati: la stanza è completamente al
buio, pregna di odori “umani” nauseabondi. La paziente è rintanata in un
cantuccio, terrorizzata. La paura è così forte da diventare una presenza solida
nella stanza. Ellen rimane raccapricciata da ciò che vede e il primo impulso
sarebbe quello di fuggire, ma le condizioni in cui versa la
paziente, piena di ecchimosi e con lo sguardo folle la impietosiscono e le
impongono di rimanere. Non appena la donna comincia a parlare, la psichiatra rimane
agghiacciata: la paziente si esprime con voce infantile e cantilenando una
vecchia filastrocca le parla di un Uomo Nero che la sta cercando e che si
metterà sulle tracce anche di Ellen se non farà attenzione, poi disperatamente, avvinghiandosi alla
dottoressa, la supplica di aiutarla quando ciò accadrà.
Ellen rimane fortemente turbata da ciò che è
successo e subito prende a cuore il caso ma il giorno dopo quando torna in
ospedale, la paziente della stanza 7 sembra si sia volatilizzata e soprattutto medici
e infermieri dichiarano di non averla mai vista e che la stanza è vuota
da parecchio tempo.
Comincia così per la psichiatra un incubo.
Con l’aiuto di un collega, Mark, cerca di scoprire cosa è successo ma troppi
avvenimenti la faranno precipitare in un inferno in cui si troverà sempre più
sola e la faranno dubitare di chiunque, persino di se stessa.
Questo è il secondo romanzo di Wulf Dorn che
leggo (il primo è stato "Phobia") e posso dire che finora non sono rimasta delusa.
Wulf Dorn è uno dei pochi scrittori capaci di scandagliare gli abissi della
mente umana, trasportando con sé con la forza di uno tsunami anche il lettore, che si trova invischiato in atmosfere da brivido, cupe, a tu per tu con il
proprio inconscio.
Unica pecca è lo stile: lineare e scorrevole
sì, ma a volte eccessivamente semplice con espressioni banali, figure retoriche
elementari che farebbero storcere la bocca anche al fan più accanito.
Nonostante il lessico sia povero però, la
trama è solida e l’incastro di colpi di scena ad effetto sempre più
coinvolgenti, a mò di matrioska, salvano il clima del romanzo che si mantiene
teso fino al finale imprevedibile e scioccante.
Alla prossima!
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