In una notte
gelida di dicembre, in un sobborgo londinese, Sarah sta dormendo, quando improvvisamente viene svegliata da dei rumori che provengono dalla cucina. Sicura che sia il marito di ritorno da un
viaggio di lavoro, si alza per andare da lui; ma appena arrivata nella stanza, rimane
paralizzata da ciò che vede: l’uomo che si sta preparando un panino, ha gli
stessi abiti di suo marito, la sua valigia ed è arrivato con la sua auto ma non
è suo marito, e, dettaglio che rende la scena ancora più agghiacciante, quest’uomo ha
il volto deturpato da orribili cicatrici. Poi, lo sconosciuto va via improvvisamente, nei giorni a venire non si fa vivo e finalmente sembra si sia volatilizzato nel nulla, ma è a questo punto che l’incubo di Sarah e di suo figlio di sei anni,
Harvey, si fa davvero insostenibile. Nessuno crede all'esistenza di quest'uomo, nemmeno la polizia, e
tutti sono convinti che Sarah sia vittima di un forte esaurimento nervoso causato
dall’abbandono del marito che lei si rifiuta di accettare. La donna troverà
solo un alleato in questa terribile vicenda, il suo amico di infanzia Mark
Behrendt, uno psichiatra che l’aiuterà e le sarà vicino mentre l’individuo
misterioso si divertirà a tormentarli anche da lontano.
“Sa tutto del tuo passato.
Della tua vita. Della tua famiglia.
Ma tu non sai nulla di lui.”
“Phobia” con
queste frasi sibilline, invita il lettore, ancora prima di iniziare la sua lettura, ad intraprendere
un viaggio nei meandri labirintici delle sue paure.
Wulf Dorn, è un
abile scandagliatore dell’animo umano e dei suoi abissi e lo stile, scorrevole
e fluido, che non ama soffermarsi con morbosità sulle scene o i pensieri più terrorizzanti,
è quello più azzeccato per far scorrere brividi lungo la schiena, perché si sa, il "non detto", il "solo immaginato" è sempre ciò che fa più paura.
Un thriller
psicologico che sin dalle prime righe trasporta il lettore in un vortice di
inquietudine e di angoscia. Un libro che prende spunto dalle nostre paure
inconsce che irrompono con violenza nella routine quotidiana e che non lascia
tirare un sospiro di sollievo nemmeno nel finale. Un libro da metabolizzare
lentamente soprattutto dopo averlo terminato.
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