sabato 11 novembre 2017



Questo è un libro che non conosce mezze misure: o lo si ama dall’inizio o lo si odia e si è tentati di abbandonarlo.
Per me è stato un colpo di fulmine e adesso, a distanza di qualche settimana dall’averlo terminato, è capace di suscitare ancora in me sensazioni vive e vibranti.
La trama è molto semplice ma come in ogni storia è il modo in cui viene raccontata a fare la differenza: e’ la narrazione di avvenimenti accaduti in una calda estate ligure di  vent’anni prima, e a farlo è proprio il protagonista, Elio, allora diciassettenne.
Sono appena iniziate le sue vacanze estive nella villa sul Ponente ligure. La sua è una famiglia che fa della cultura un vero e proprio culto: il padre, professore all’università, ogni anno ospita d’estate degli universitari, cosa che Elio accoglie sempre come una scocciatura. Quell’anno però è diverso: arriva da New York, un ragazzo di 24 anni, Oliver, che deve terminare la sua tesi di post-dottorato e il suo incontro non lo lascerà indifferente.
Sin dai primi sguardi, Elio sente che qualcosa lo turba e crea dei rituali per dissimulare il sentimento nascente che crescerà in maniera sempre più coinvolgente fino a diventare un ossessione e a influenzare l’umore delle sue giornate. Elio si porrà importanti interrogativi sulla sua sessualità, germoglieranno dubbi sul senso della sua esistenza; quell’estate rappresenterà  uno spartiacque nella sua adolescenza e lo condurrà a non riconoscersi più nell’Elio di addirittura un mese prima che conoscesse Oliver. Sarà dilaniato tra il desiderio dirompente di una maggiore intimità con l’universitario e il tentativo di essere “normale” intrecciando una storia con una sua amica del posto.
La passione che lo travolge però è più forte e l’amicizia con l’americano diverrà un legame estremamente potente capace di sfidare qualsiasi bigottismo.
L’estate di Elio è un susseguirsi di conversazioni appassionate con Oliver, di nuotate insieme durante la mattina, passeggiate in bicicletta fino in paese mentre interiormente, si alterneranno momenti di sofferenza acuta, gioia, ansia, entusiasmo, coraggio e paura di non piacere.

“Questo era il mio momento di “paradiso” e, giovane com’ero, sapevo che non sarebbe durato a lungo e che dovevo godermelo per quello che era invece di rovinarlo con il mio proposito, spesso vacillante, di consolidare la nostra amicizia o di portarla su un piano diverso”.

Anche Oliver, man mano si scoprirà sempre più e l’amicizia con Elio si trasformerà in un vortice di passione alternato a ripensamenti e conseguenti periodi di distacco; come in un giro sulle montagne russe assaporeranno insieme la sofferenza e l’estasi più pure.
E’ un legame che segnerà entrambi  per sempre e mostrerà la sua forza anche a distanza di parecchi anni, quando si ricontreranno ormai più maturi e forgiati da altre esperienze di vita.

“Sono come te, ha detto. Mi ricordo tutto.”
Mi sono fermato un secondo. Se ti ricordi tutto[…]allora, una volta soltanto, girati verso di me e, come avevi già fatto allora, guardami negli occhi, trattieni il mio sguardo, e chiamami col tuo nome.”

Quella narrata  è semplicemente una storia d’amore, che sia tra due uomini non cambia la profondità di un sentimento che due anime possono condividere (checchè ne possa dire l’ipocrita moralista); si sarebbe potuti cadere nel banale o nel volgare ma l’autore è stato in grado di mantenere sapientemente bilanciati i momenti di passione e di riflessione.
Lo stile è molto evocativo, e lo scrittore è riuscito con una prosa scorrevole, schietta fin certe volte all’eccesso a farmi immedesimare nel personaggio narrante. Ho ritrovato in molti passi pensieri che ogni tanto mi sorgono, stupita che fossero messi su carta in maniera così perfetta e coinvolgente.
Considero la storia raccontata da André Aciman, come una metafora della vita, e che sia stata raccontata una storia d’amore per me è solo un dettaglio. La sensazione che mi ha pervaso durante l’intera lettura e soprattutto verso la fine è che certi ricordi, quelli che ti segnano,  che costringono la tua vita a prendere una direzione piuttosto che un’altra, sono quelli che si caricano di una tale energia, che anche quando gli avvenimenti e i protagonisti saranno ormai molto lontani nel tempo o nello spazio, qualsiasi oggetto, qualsiasi paesaggio sarebbe capace di farli rivivere in un eterno presente come il sapore delle madeleine per Proust.

“Mi balenò un pensiero: i miei discendenti avrebbero saputo cosa ci eravamo detti quel giorno in quella piazzetta? O se non proprio loro, almeno qualcun altro?Oppure tutto si sarebbe dissolto nell’aria, come sentivo che una parte di me desiderava?Avrebbero saputo che quel giorno, in quella piazzetta, il loro destino era stato sull’orlo del precipizio?[…]
Fra trenta o forse quarant’anni tornerò qui e ripenserò a una conversazione che non potrò mai dimenticare, per quanto un giorno possa desiderarlo. Ci verrò con mia moglie e i miei figli, mostrerò loro il panorama, indicherò la baia, i caffè, i Le Danzing, il Grand Hotel. Poi mi metterò qui in piedi e chiederò alla statua e alle sedie con lo schienale di paglia e ai traballanti tavolini di legno di ricordarmi un certo Oliver.”



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