Ciao a tutti! Eccomi qui con la recensione del
nuovo romanzo di una scrittrisce molto amata: “L’amante giapponese” di Isabel
Allende. Ho letto pareri discordanti a proposito, alcuni negativi, io personalmente
lo ritengo un ritorno alla grande con un romanzo profondo e dolce come solo la
Allende è capace di scrivere.
Alma Belasco è un’ ottantenne sicura di sé e
ancora indipendente, che decide di trasferirsi in una residenza per anziani,
Lark House, a San Francisco. Qui assume come sua personale assistente, una
ragazza che già lavora nella residenza, Irina, un’immigrata moldava con un
passato molto doloroso e difficile.
Il nipote, Seth Belasco, legatissimo alla nonna,
si reca molto spesso in visita a Lark House e presto si innamora della giovane
e riservata moldava.
Ai due giovani, Alma racconterà la storia della
sua vita partendo dal viaggio dalla Polonia verso gli Stati Uniti, agli inizi
della Seconda guerra mondiale, presso gli zii Belasco, fino a giungere ai giorni
odierni.
Narrerà del legame di profondo affetto e amicizia
con il cugino Nathaniel, ma soprattutto della lunga storia d’amore con il
figlio del giardiniere giapponese, Ichimei, conosciuto da bambina appena giunta
a San Francisco. Una storia nata nel momento sbagliato, vissuta
clandestinamente, che ha attraversato momenti di oblio come quello del periodo
trascorso da Ichimei e la sua famiglia nei campi di concentramento americani,
ma mai spenta, anzi custodita da entrambi come un prezioso
tesoro di cui avere massima cura in una società piena di pregiudizi.
Isabel Allende ritorna con una storia che riporta
alle magiche atmosfere dei suoi primi romanzi .
Dalle sue pagine trasuda una tale sensualità che
per il lettore è difficile separarsene. Con una maestria che solo Isabel
Allende può mostrare, viene narrata una storia d’amore che non scade mai nel
banale e nei luoghi comuni, anzi, con un linguaggio estramamente scorrevole e
con l’attenta scelta delle parole, assume il sapore di qualcosa di unico e
eccezionale.
”Ci sono passioni che
divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata,
ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non
appena ritrovano l’ossigeno. “
Alla prossima!
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